OCULARE
Il sito dedicato all'occhio, alle sue malattie ed alla sua cura
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16 - muscolo retto mediale
17 - vasi retinici
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21 - vene centrali retiniche
22 - nervo ottico
23 - vene vorticose
24 - fascia bulbare
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• Farmacologia Oculare

I farmaci oculari sono di solito applicati per via topica sotto forma di gocce o pomate.

Colliri e pomate
I colliri vanno instillati nel sacco congiuntivale. Una goccia di collirio è generalmente sufficiente. In modo analogo possono essere applicate piccole quantità di pomata, che si scioglie rapidamente e viene diffusa sulla superficie oculare dai movimenti palpebrali. Qualora sia necessario somministrare contemporaneamente 2 farmaci in collirio è opportuno aspettare almeno 5 minuti tra una somministrazione e l’altra, al fine di evitare interferenze di assorbimento e problemi di diluizione.
Possono insorgere pericolosi effetti sistemici collaterali dovuti all’ingresso in circolo del farmaco attraverso i vasi della congiuntiva o tramite la mucosa nasale, soprattutto se la quantità somministrata è eccessiva. Il grado di assorbimento sistemico è molto variabile; il drenaggio nasale si verifica più facilmente con i colliri rispetto alle pomate.

Bagni oculari
Vengono fatti con soluzioni utilizzate per irrigare il sacco congiuntivale. Agiscono meccanicamente come primo presidio terapeutico allontanando sostanze irritanti o corpi estranei. Si utilizza di solito una soluzione sterile di sodio cloruro 0,9%, ma in caso di emergenza si può anche usare acqua pulita.

Altre preparazioni
Iniezioni sottocongiuntivali possono essere utilizzate per somministrare farmaci antinfettivi, midriatici o corticosteroidi in caso di mancata risposta all’applicazione topica. Il farmaco si diffonde attraverso la cornea e la sclera in camera anteriore, camera posteriore e umore vitreo.
Le preparazioni oculari devono essere sterili. Nonostante i colliri multidose contengano conservanti, è opportuno evitare che il contenuto si contamini durante l’utilizzo.
In ambulatorio dovrebbero essere utilizzate confezioni monodose; se sono utilizzate confezioni multidose, devono essere eliminate alla fine della giornata. Nelle divisioni oculistiche e in pronto soccorso, dove esiste un alto rischio infettivo, devono essere utilizzate confezioni monodose.
Lenti a contatto
Per motivi estetici molte persone preferiscono utilizzare lenti a contatto piuttosto che occhiali; talvolta le lenti a contatto sono anche indicate per ragioni mediche. I difetti visivi sono corretti con lenti rigide (dure o gas permeabili) o morbide (idrogel o idrogel di silicone).
Le lenti dovrebbero essere portate solo per un determinato numero di ore al giorno. Un utilizzo continuo (prolungato) comporta rischi maggiori per l’occhio e non è raccomandato, se non indicato dal medico.
Le lenti a contatto richiedono una cura meticolosa. Una scarsa attenzione alle istruzioni d’uso e alla pulizia e disinfezione quotidiana può portare a complicanze come cheratite ulcerativa e disturbi congiuntivali (come la congiuntivite purulenta o papillare).
Viene richiesta particolare cura nella prescrizione di preparati oculari a pazienti portatori di lenti a contatto. Alcuni farmaci e conservanti contenuti in preparazioni oftalmiche possono accumularsi nelle lenti morbide e indurre reazioni tossiche. Pertanto, salvo indicazioni mediche, le lenti vanno rimosse prima dell’instillazione e non vanno utilizzate durante il periodo del trattamento. In alternativa, si possono impiegare colliri senza conservanti. Tuttavia su lenti a contatto corneali rigide possono essere instillati colliri. Pomate oftalmiche e gocce oleose non devono mai essere usate con lenti a contatto.
Molti farmaci somministrati per via sistemica possono avere anche effetti indesiderati che coinvolgono l’uso delle lenti a contatto. Tra questi vi sono i contraccettivi orali (soprattutto quelli a più alto contenuto di estrogeni), i farmaci che riducono la frequenza dell’ammiccamento palpebrale (per esempio ansiolitici, ipnotici, antistaminici e miorilassanti), i farmaci che riducono la produzione di lacrime (per esempio antistaminici, antimuscarinici, fenotiazine e farmaci correlati, alcuni betabloccanti, diuretici e antidepressivi triciclici) e i farmaci che aumentano la lacrimazione (incluse efedrina e idralazina).

Trattamento della Secchezza Oculare
La terapia si basa sull’utilizzo di sostituti lacrimali e di farmaci antinfiammatori.
La gravità della condizione e le preferenze del paziente spesso guidano la scelta del preparato. L’occhio secco richiede solitamente un trattamento di lunga durata. Sono solitamente da preferire colliri privi di conservanti, che possono avere effetti tossici e peggiorare la sintomatologia. L'ipromellosa è il trattamento tradizionale di scelta per la secchezza oculare. Per ottenere un adeguato sollievo può essere necessaria una somministrazione frequente (per esempio ogni ora). Lo strato mucinico superficiale è spesso alterato nel deficit lacrimale e può quindi essere utile associare all’ipromellosa un mucolitico come l'acetilcisteina. La capacità dei carbomeri di aderire alla superficie oculare può aiutare a ridurre la frequenza di somministrazione a 4 volte al giorno.L'alcol polivinilico aumenta la persistenza del film lacrimale ed è utile nei casi in cui sia ridotta la mucina della superficie oculare.Anche il povidone in collirio è utilizzato nel trattamento del deficit lacrimale.Il collirio a base di sodio cloruro 0,9% a volte è utile nella secchezza oculare e può essere utilizzato nei portatori di lenti a contatto come collirio di sollievo e per facilitare la rimozione delle lenti. Preparazioni specifiche di sodio cloruro allo 0,9% e altre soluzioni per irrigazione intraoculare sono utilizzate di routine nelle procedure di chirurgia oculistica. Pomate contenenti paraffina possono essere utilizzate per lubrificare la superficie oculare, soprattutto nei casi di erosione recidivante dell’epitelio corneale

Trattamento delle Congiuntiviti

Congiuntivite batterica
I criteri tradizionalmente utilizzati per distinguere la congiuntivite batterica dalle altre forme di congiuntivite sono: secrezione mucopurulenta bianco-giallastra, reazione papillare (piccole aree rilevate ad asse fibrovascolare della congiuntiva palpebrale che conferiscono un aspetto di superficie vellutata) e infezione bilaterale.
La maggior parte dei casi di congiuntivite batterica acuta sono autolimitanti; quando serve una terapia si ricorre a un collirio o a una pomata antibatterica. Nei portatori di lenti a contatto la congiuntivite batterica deve essere trattata con particolare attenzione poiché esiste un rischio maggiore di cheratite con conseguente trauma corneale acuto o subacuto, infezione più difficile da trattare che può anche determinare una riduzione permanente della vista.

Congiuntivite virale
Le forme di congiuntivite virale, solitamente causate da adenovirus, sono caratterizzate dalla presenza di iperemia congiuntivale, secrezione non purulenta, sensazione di sabbia negli occhi e linfoadenopatia preauricolare.
La risoluzione avviene spontaneamente nell’arco di 2 settimane circa. Non esistono farmaci topici attivi nei confronti dei virus responsabili di queste infezioni. Si possono utilizzare, quali sintomatici, colliri antinfiammatori non steroidei; nei casi più gravi possono essere impiegati anche corticosteroidi topici.

Congiuntivite allergica
Ci sono varie forme di congiuntivite allergica: la stagionale, l’acuta, la primaverile e la cheratocongiuntivite atopica. La sintomatologia è caratterizzata da iperemia congiuntivale, talvolta accompagnata da chemosi, lacrimazione e prurito. Nelle forme più gravi si associano anche iperemia, edema palpebrale e interessamento corneale.
La terapia si basa sull'utilizzo di colliri antiallergici, associati nelle forme più gravi a corticosteroidi e antistaminici topici e per bocca.

Classi di farmaci
Corticosteroidi
I corticosteroidi somministrati localmente o per bocca sono utili nel trattamento delle infiammazioni del segmento anteriore, comprese quelle post chirurgiche. I corticosteroidi per uso topico dovrebbero essere impiegati solo sotto la supervisione di uno specialista; i 3 rischi principali associati sono rappresentati da: sviluppo di infezioni secondarie, formazione di una cataratta, ipertono oculare e glaucoma..

Antinfiammatori non steroidei
I colliri antinfiammatori a base di FANS, come diclofenac, flurbiprofene e ketorolac sono impiegati per la profilassi e la terapia dei sintomi associati a patologia oculare, laser terapia e chirurgia oculare. Diclofenac e flurbiprofene vengono anche usati per prevenire la miosi nel corso di interventi di cataratta.

Antistaminici
I colliri antistaminici sono a base di antazolina, azelastina, epinastina, ketotifene e olopatadina. I colliri antistaminici si devono instillare 2 volte al giorno; aumentare a 4 volte al giorno se necessario nei periodi di maggiore ipersensibilita’ legata alla intensa presenza di allergeni (congiuntivite primaverile)

Colliri antiallergici
Il sodio cromoglicato, il nedocromil sodico e la lodoxamide in collirio sono utili nella cheratocongiuntivite primaverile e in altre forme di congiuntivite allergica.

Trattamento del Glaucoma

Per il trattamento del glaucoma si impiegano farmaci che riducono la pressione intraoculare, con vari meccanismi d’azione. I betabloccanti topici sono di solito i farmaci di prima scelta. Per controllare la pressione intraoculare può essere necessario combinare questi farmaci o aggiungerne altri, come per esempio analoghi delle prostaglandine, simpaticomimetici, miotici e inibitori dell'anidrasi carbonica. Il trattamento standard per il glaucoma si usa, se necessario, come aggiuntivo dopo un intervento di iridotomia laser, iridectomia o un drenaggio nelle forme primarie ad angolo sia aperto sia chiuso.

Trattamento della Degenerazione Maculare Senile

Nella degenerazione maculare senile si possono distinguere 2 stadi clinici: uno stadio precoce, con presenza di drusen e alterazioni pigmentarie ma con vista in genere normale, e uno stadio tardivo, con diminuzione della visione centrale. La degenerazione maculare in stadio tardivo comprende a sua volta 2 forme: atrofica (o secca), caratterizzata da atrofia a carta geografica, ed essudativa (o umida) caratterizzata da neovascolarizzazione coroideale che può portare a una cicatrice disciforme.
La forma atrofica si evolve lentamente nel corso di parecchi anni e il tempo necessario per arrivare alla cecità legale varia considerevolmente (di solito circa 5-10 anni). La forma essudativa ha una prognosi spesso peggiore: la maggior parte degli occhi sviluppa un difetto centrale del campo visivo che progredisce fino alla cecità.
La terapia per le forme caratterizzate da neovascolarizzazione ed edema si basa sull’utilizzo di farmaci intravitreali con attività antiangiogenica e antiedema, sulla terapia fotodinamica e sulla terapia laser (attualmente con indicazioni limitate).
Verteporfina
La verteporfina si usa nel trattamento fotodinamico della degenerazione maculare senile associata a neovascolarizzazione coroideale retrofoveale prevalentemente classica o a miopia patologica. Dopo infusione endovenosa, il farmaco viene attivato per irradiamento con un raggio laser a luce fredda

Inibitori del fattore di crescita endoteliale
Pegaptanib e ranibizumab sono inibitori del fattore di crescita vascolare endoteliale autorizzati per il trattamento della degenerazione maculare senile neovascolare o essudativa. Vanno somministrati per iniezione intravitreale da oftalmologi esperti nel trattamento di questa malattia.Il bevacizumab, come gli altri farmaci appartenenti a questa categoria, va iniettato in camera vitrea ab-esterno: la pressione oculare può salire anche molto dopo l’iniezione ed e’ quindi necessario monitorare il paziente. I trattamenti intravitreali devono essere riprtuti varie volte per raggiungere un adeguato effetto terapeutico.